Marta Kruger architettura come resistenza

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Testo tratto dall’intervista con Marta Kruger del 10/04/2024

Resistere alle cose inconsce, resistere alle influenze e ai trend, resistere al qualunquismo.
Un atto di resistenza a favore dell’architettura.


Come nasce la tua passione per l’architettura? Quando? Dove?

La passione per l’architettura è una cosa di famiglia. Mio padre è architetto e suo padre prima di lui: sono la terza generazione di architetti in famiglia e tutto questo mi ha portato a vivere a stretto contatto con l’ambiente. Sin da quando ero bambina ho passato molto tempo con mio padre e in generale sui suoi cantieri. La mia passione è partita in maniera spontanea ma penso sempre ad un momento in particolare. Ero alle elementari e dovevo fare un tema in cui bisognava parlare del lavoro di un nostro genitore.
Chiesi a mio padre di raccontarmelo, mi ricordo del suo racconto e di quanto mi piacesse quello di cui mi parlava, avevo le farfalle nello stomaco.
Nonostante questo, per un lungo periodo ho avuto difficoltà nell’accettare la scelta di studiare architettura che inconsciamente avevo fatto molto probabilmente per compiacere la mia famiglia. Ho dovuto riflettere molto e capire come riaffermare la mia volontà e autonomia, facendo della mia scelta di diventare architetta una decisione consapevole.

Casa MLP, Marta Kruger, Bari

Casa MLP, Marta Kruger, Bari, 2021

Da chi e/o da cosa trai ispirazione nel tuo lavoro? Hai un mentore in particolare?

Sicuramente nei primi anni lavorando al fianco di mio padre ho tratto ispirazione da lui, che essendo sudafricano ha avuto una formazione totalmente diversa dalla mia. Ultimamente invece, a seguito di ricerche avvenute un po’ per caso, mi sono imbattuta in un autore che mi piace moltissimo, Terence Conran. Più che un architetto è un designer che in Inghilterra negli anni sessanta ha rivoluzionato il modo di vedere l’abitare e l’interior design. Mi piace molto leggerlo ed è diventato per me come una Bibbia, avere un testo di riferimento per me è molto importante.


Qual è stato il tuo primo incarico?

Il mio primo incarico fu quando iniziai a lavorare in un piccolo studio a Londra, nel 2014, appena dopo essermi laureata. Fu un progetto dove avevo il compito di realizzare una cabina armadio, l’intenzione era quella di utilizzare dei moduli Ikea. Dovetti fare un rilievo della quantità di vestiti che avevano i committenti e analizzare da un punto di vista estremamente tecnico aspetti della vita che diamo per scontati. Pensandoci ora fu un bell’esercizio, fu molto interessante.

Casa MLP, Marta Kruger, Bari
Casa MLP, Marta Kruger, Bari, 2021

Guardando il tuo profilo Instagram ci siamo imbattuti nelle cosiddette “piante pigre”, come procedi per “svegliarle”?

Nella comunicazione di tematiche che ci appassionano è molto importante trovare una parola chiave ed io mi sono trovata molto bene con questo termine, anche se alcuni da un po’ fastidio. Nonostante il termine sia ripetuto, ogni pianta è diversa, ha il suo perché e la sua storia.
“Risvegliare” queste “piante pigre” è un delicato equilibrio. Parto analizzando una serie di punti chiave che non funzionano all’interno di uno spazio, cercando alternative che portano ad avere delle soluzioni più funzionali e “sveglie”. Il termine piante pigre nasce dal suo opposto in inglese, ovvero le cosiddette “sexy plans”. Le “sexy plans” sono quelle dove ritroviamo una certa fluidità, dove le cose funzionano e c’è anche un qualcosa in più al loro interno che esprime caratteristiche del luogo dove si abita. Quello di cui parlo con le piante pigre sono le cosiddette “lazy plans”, quelle piante fatte un po’ a casaccio, magari solo per seguire una moda, un trend spesso effimero e poco pratico. Il mio lavoro è cercare di controbilanciare questa tendenza degli ultimi anni, cercando di tornare alla base, per capire come funzionano le cose. L’architettura per me è un atto di resistenza, prima di tutto.

format "piante pigre", Marta Kruger, Instagram
format “piante pigre”, Marta Kruger, Instagram

Com’è nata la commissione per Cottage AR in Irlanda?

Grazie alla crescita del format “piante pigre” hanno iniziato a contattarmi clienti anche dall’estero per varie consulenze. Ho realizzato infatti questo progetto per una coppia italiana e una irlandese che avevano acquistato un cottage in Irlanda e avevano bisogno di ristrutturarlo. Ho fatto una prima call conoscitiva con i committenti mentre loro erano ancora in trattativa per l’acquisto, grazie alla quale sono riuscita a lanciare qualche idea e nonostante poi sia passato molto tempo mi hanno richiamata per partire con la ristrutturazione. È stato un lavoro intenso dal punto di vista della progettazione e del brief, avevano molte necessità e abbiamo dovuto confrontarci molto sulle cose che bisognava fare, le loro esigenze e preferenze, lavorando di compromesso. Alla fine siamo giunti ad un buon progetto e siamo rimasti in ottimi rapporti, ovviamente mi aggiornano su come stanno andando i lavori. Essendo a distanza io posso offrire il solo lavoro di progettazione preliminare mentre per il resto si sono affidati a dei tecnici locali.

Casa MLP, Marta Kruger, Bari, 2021

Casa MLP, Marta Kruger, Bari, 2021

Pensi che conciliare architettura e social sia efficace? Se sì, in che modo?

Si, se si mantiene una certa dose di autoironia e autenticità. Ultimamente sono rimasta molto affascinata da una frase di Enrica Crivello, esperta di marketing e comunicazione, che parlava dell’importanza di mostrarsi esperti in un campo, un po’ come un camionista con il camion. Che camionista sarebbe se ne fosse sprovvisto? Per andare avanti sui social mi metto ogni giorno alla guida del mio camion e cerco di mostrare il mio lavoro nella maniera più autentica e sincera che mi viene possibile. Produrre contenuti mi spinge a pensare molto, non solo alle cose in cui credo io ma anche a quelle in cui crede e pensa chi ha deciso di seguirmi e magari di affidarsi a me per un lavoro.

Villa LA, Marta Kruger, Ostuni, 2021

Villa LA, Marta Kruger, Ostuni, 2021

Quale progetto ti ha dato più soddisfazione?

Sono tanti anni che lavoro ma la mia carriera da libera professionista è iniziata quando sono tornata in Italia. Nel 2014 quando ho finito l’università ho iniziato a lavorare in vari studi a Londra, poi mi sono spostata in Australia dove ho lavorato sempre presso un studio. Lavoro come libera professionista solo dal 2022. Il progetto che mi ha dato piena soddisfazione è forse la Casa LP. È stato uno dei miei primi progetti qui in Italia a cui ho collaborato con mio padre, ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. Ci siamo spinti oltre su alcune tematiche e sicuramente la committente è stata speciale, si è fidata di noi e del processo e abbiamo avuto un bel modo di collaborare.

Casa MLP, Marta Kruger, Bari
Casa MLP, Marta Kruger, Bari

A cosa stai lavorando ora?

Sto lavorando ad un po’ di ristrutturazioni, alcune sono in chiusura in questo momento come per esempio il progetto della Casa PV che non vedo l’ora di vedere finita…
Sto concludendo i lavori in casa mia ed è stato molto impegnativo. Ho comprato casa lo scorso anno e abbiamo dovuto ristrutturarla…per fortuna la pianta era già sveglia!


Cosa ti auguri per il futuro?

Il mio augurio è quello di riuscire a lavorare bene e avere la capacità di prendere incarichi che rispecchiano il mio modo di lavorare. E’ qualcosa che auguro in generale a tutti i miei colleghi con piccoli studi, che ce la mettono tutta per fare del loro meglio ogni giorno. Molto spesso noi architetti ci troviamo ad accettare lavori lontani dal nostro modo di intendere la progettazione. Specialmente lavorando in proprio e se il tuo studio è una piccola realtà dire di no è sempre una cosa molto difficile da fare. E’ una cosa però che lentamente ti uccide dentro soffocando la tua creatività e competenza. Quindi anche in questo senso ritorna il tema della resistenza come la capacità di cercare strade nuove per sostentarsi e continuare a lavorare in linea con i propri principi.


Fonti: Instagram

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