Michela Anzivino Classe 1983, Marialuisa Montanari è una giovane architetta milanese che nella sua vita si occupa di costruzione in modo alternativo e provocatorio. Con alle spalle anni di ricerca scientifica e attività accademica tra Milano, Mantova e Pavia, è responsabile dello sviluppo di progetti museali del Comune di Milano. Dal 2018 fa parte di “Ad Urbem“, piattaforma che si propone di divulgare l’architettura moderna.
Il suo attuale campo di indagine sono le “Architetture Impossibili“.
Architetture Impossibili
Le “Architetture Impossibili” nascono su Instagram tra il 2014 e il 2015. Si tratta di fotomontaggi generati a partire da costruzioni più o meno lontane tra loro, tanto nello spazio quanto nel tempo. Queste strutture vengono abilmente assemblate, generando qualcosa che non potrebbe esistere altrimenti se non in digitale e nella mente dell’architetta. Il processo che sta dietro alla creazione di queste immagini sta nella quotidiana pratica del progettista, specialmente di quello contemporaneo, costantemente assorbito dalle fotografie di edifici che ogni giorno vengono realizzati in tutto il mondo e che, magari, nemmeno avrà l’occasione di vedere di persona. Ciononostante le testimonianze di queste creazioni lo raggiungono e stimolano un processo creativo.
L’invenzione visuale accompagna e indirizza la professione ma allo stesso tempo ne denuncia il disagio: progettare e avere il controllo su un mondo immaginario serve anche a rifuggire un presente problematico, connotato dall’impossibilità di costruire.
La crescita, la condivisione e l’accessibilità di questa enorme documentazione fotografica porta i più allo straniamento. Appare tanto ovvio che questi elementi siano a noi disponibili, “a portata di click“, che neanche più ci si sofferma su cosa questi significhino o su quale sia la loro origine. Marialuisa Montanari riflette proprio su questo: vuole generare una reazione contraria al fenomeno di assuefazione ai media. Per farlo, propone dei fotomontaggi che inducano l’utente a soffermarsi sull’immagine che, pur apparentemente integra, nasconde in sé il carattere dell’impossibilità.
Protagonisti di queste opere ironiche sono gli edifici che man mano si mescolano e interagiscono tra loro, portando seco gli elementi della loro terra natale, come le tecniche costruttive, i materiali, le forme, i messaggi. Oltre alle diverse sfumature geografiche che vanno a fondersi, anche la cronologia è chiamata in causa. È innegabile la patina temporale che avvolge gli edifici più antichi e che invece grazia quelli moderni. Con la tecnica del mashup fotografico queste si mescolano, dando vita ad una contraddizione innegabile, caotica seppur potenzialmente piacevole.
Lo spazio astratto, bianco della Concattedrale di Taranto e il pieno inconfondibile della Torre Velasca. Sotto ad un’immagine apparentemente verosimile, si cela il dramma: due forze antitetiche – sacro e profano – che sembrano abitare nello stesso edificio a diversi piani. Quindi si scatena il paradosso.
Dall’intervento di Marialuisa Montanari per Platform #27, in data 8 ottobre 2020
Architettura Impossibile: Castellum Aquae _ Marialuisa Montanari
Le Architetture Impossibili hanno bisogno della complicità degli spettatori: gli spettatori, analizzando l’immagine, si accorgono di un cortocircuito, di qualcosa che non funziona. Ed ecco la tecnica dello straniamento e dello spaesamento.
Dall’intervento di Marialuisa Montanari per Platform #27, in data 8 ottobre 2020
Fonti:
IG Marialuisa Montanari
Platform. architecture and design. Italy 2020. Best Italian architects and designers under 40, Milano, Publicomm Srl, 2020, pp. 80-81
Il Corriere della Sera
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