(ab)Normal architettura come tecnologia

Paraphernalia, (ab)Normal, The State of The Art of Architecture, Triennale di Milano, 2020

Marcello Carpino, Mattia Inselvini, Davide Masserini e Luigi Savio fondano nel 2017 la realtà di (ab)Normal che si occupa di design, architettura, scenografia e grafica. Il gruppo è stato pubblicato su celebri periodici, tra cui Abitare, Domus, Artribune e Archdaily. Ha esposto alla Triennale di Oslo (OAT2019), alla Biennale di Ljubljana (BIO26), al S AM-Schweizerisches Architekturmuseum, alla Triennale di Milano e alla Haus der Architektur in Graz (HDA).

The project began as a Graphic Novel without chronology, in which outdated 3d objects and unrealized formal obsessions are rearranged into spatial narratives. The images, highly iconographic, allegorically describe the strange intersection between the Internet, Gaming and Religion.


Paraphernalia, The State of The Art of Architecture, Triennale di Milano, 2020

Paraphernalia, (ab)Normal, The State of The Art of Architecture, Triennale di Milano, 2020
Paraphernalia, (ab)Normal, The State of The Art of Architecture, Triennale di Milano, 2020

Per l’esposizione si è deciso di chiamare trentotto giovani studiosi e ricercatori dell’ambito architettonico, così da riflettere con loro sulla pratica e l’utilizzo di nuove forme architettoniche nel mondo tecnologico odierno. I temi centrali elaborati possono essere riassunti nelle categorie riuso e modularità, scienza dei materiali e new economy.

Paraphernalia, (ab)Normal, The State of The Art of Architecture, Triennale di Milano, 2020
Paraphernalia, (ab)Normal, The State of The Art of Architecture, Triennale di Milano, 2020

Paraphernalia vuole fare emergere tutto ciò che si nasconde sotto la pelle metallica della tecnologia, estroflettendone i vari meccanismi interni, rivelandoli al pubblico. Una struttura di metallo tiene insieme differenti dispositivi tra cui telecamere di sorveglianza, pannelli solari, ventilatori, una doccia portatile e materassini.

It appears as a deconstructed device in which decoding, controlling, ventilation and transmission come back on the skin, rather than occupying its interstitial space. A totem for which we envision a ritualistic upgrading process, resulting in the neglection of form: Technology without architecture.


BIO 26, Bodies of Knowledge, +MSUM, Ljubljana, 2019

BIO 26, Bodies of Knowledge, (ab)Normal, +MSUM, Ljubljana, 2019
BIO 26, Bodies of Knowledge, (ab)Normal, +MSUM, Ljubljana, 2019

L’installazione vuole rivoluzionare il concetto di archivio, presentando un luogo in cui il pubblico possa interagire con tutto ciò che lo circonda. “Bodies of Knowledge” fa convergere spazio fisico e digitale, permettendo il libero movimento dei visitatori. Il materiale esposto comprende tanto le riprese di Rok Vevar – coreografo locale dal Temporary Slovenian Dance Archive – quanto i filmati girati in situ, attraverso i gesti delle persone.


Arpa, Oslo Architecture Triennale, Oslo, Norvegia, 2019

Arpa, (ab)Normal, Oslo Architecture Triennale, Oslo, Norvegia, 2019
Arpa, (ab)Normal, Oslo Architecture Triennale, Oslo, Norvegia, 2019

L’automazione è – e sempre più sarà – d’aiuto nella creazione di una realtà completamente eco-sostenibile e priva di qualsiasi tipo di fatica umana. Arpa ha proprio lo scopo di evidenziare quali siano i cambiamenti che la tecnologia ha portato all’interno del nostro mondo. Per farlo, utilizza la modalità dello strumento di propaganda, che va ad affiancare gli altri mezzi esposti a Oslo.

The collision between the two media involved – still images and scrolling video-texts – unveils a disturbing asymmetry between the positive impact generated by an efficiently automated Utopia and the emerging social topography, dominated simultaneously by luddite revivals and machines enthusiasms.


Machine(s) of Loving Grace, Teatro Ringhiera, Milano, 2019

Machine(s) of Loving Grace, (ab)Normal, Teatro Ringhiera, Milano, 2019; fotografia di Piercarlo Quecchia
Machine(s) of Loving Grace, (ab)Normal, Teatro Ringhiera, Milano, 2019; fotografia di Piercarlo Quecchia

Il progetto costituisce il compimento di due precedenti interventi presentati al Politecnico milanese: “Logistics Landscape” di Captcha e “Googleburg” di (ab)Normal. Questi studiano il modo in cui i sistemi computazionali intervengono nelle nostre vite. Vite ormai largamente intrecciate con il lavoro delle macchine. Ciò è dimostrato ancor più dalla realizzazione di (ab)Normal.

Machine(s) of Loving Grace, (ab)Normal, Teatro Ringhiera, Milano, 2019; fotografia di Piercarlo Quecchia
Machine(s) of Loving Grace, (ab)Normal, Teatro Ringhiera, Milano, 2019; fotografia di Piercarlo Quecchia

Il titolo dell’allestimento si riferisce allo scritto di Richard Brautigan All Watched Over by Machines of Lov-ing Grace” del 1967, che vuole sottolineare come, nell’epoca di fiducia nel progresso – anche tecnologico – quale era la sua, un utopico desiderio di continuo rinnovamento scorresse nel profondo della società. Non c’era – e non c’è – più alcuna distinzione tra natura e tecnologia.


Fonte:
(ab)Normal
AD
Future Architecture
Artribune

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