Vitali Studio architettura come arte

Nameless Trashless, Vitali Studio, Milano, 2023

Testo tratto dall’intervista con Oliviero e Rocco Vitali di Vitali Studio, in data 7 novembre 2023.

A me piace pensare alla luce che ho impressa nella mia mente di Parigi, di Rotterdam, di Ghent… probabilmente Rocco avrà impresso i colori dell’India. Queste cose sembrano a primo impatto molto banali, ma le ricollego immediatamente a tutta la mia esperienza lavorativa.


Come nasce Vitali Studio? Quando? Dove?

Oliviero
Vitali Studio nasce il 28 dicembre 1992, ovvero il giorno in cui sono nato, e io e Rocco “ci siamo incontrati”. Abbiamo iniziato quasi subito, naturalmente, a lavorare insieme ad alcuni progetti universitari. Non esiste una data ufficiale, se non quella veramente lavorativa, ovvero, il 2019 quando io ho finito l’Università. Rocco lavorava a Milano insieme a Studio Mumbai e aveva appena finito di lavorare in Belgio da De Vylder.
Rocco
Essendo fratelli ci siamo sempre dovuti confrontare su dinamiche progettuali e non. Entrambi abbiamo studiato a Mendrisio, gli stessi corsi, con gli stessi professori, quindi ci siamo trovati lì a lavorare insieme le prime volte.

Da cosa traete ispirazione? Avete un mentore?

Rocco
Il nostro approccio è molto relazionato all’arte… nostro padre è pittore, nostro nonno era pittore, anche noi abbiamo questa deriva artistica. I professori all’Università ci hanno spinto a lavorare in questa direzione, crediamo che l’arte e l’architettura si influenzino molto a vicenda. Non solo l’arte è un’ispirazione per noi nel fare architettura, ma anche l’architettura si prende maggiore libertà.
Oliviero
Il mentore è il contesto stesso, è il mentore che ci è sempre stato, invalicabile, ed è la parte più bella. Contesto, non solo dal punto di vista architettonico, ma dal punto di vista circostanziale, umano, economico, sociale. Purtroppo non sempre è possibile, ma quando lo è, è bello lavorare con queste cose.

Carloforte, Vitali Studio, Carloforte (SU), 2023
Carloforte, Vitali Studio, Carloforte (SU) , 2023

Ho visto che avete lavorato in diversi paesi: Francia, Olanda, Belgio, Giappone. Cambia il vostro approccio a seconda del paese in cui vi trovate?

Oliviero
Alla domanda secca non saprei rispondere. Probabilmente serve solo trovarsi da entrambe le parti; mi è capitato di interfacciarmi con metodi diversi dai miei che poi si sono plasmati e hanno creato una potenza. A me ha portato esperienze speciali, soprattutto quella a Parigi da Bruther, che sta continuando fortunatamente. E’ una scoperta di metodo di lavoro, di metodo di vita, che fortunatamente è biunivoca, quindi è un continuo stimolo. In un modo o nell’altro deriva dalla diversità culturale. Io sono stato sempre abbastanza vicino da questo punto di vista, forse lo shock culturale l’ha vissuto di più Rocco in India e Giappone. Dal punto di vista comunicativo non cambia nulla, quando trovi una persona con cui puoi instaurare un dialogo, tutto quello che è background culturale arricchisce solo. Se ci sono queste premesse, più è grande il divario culturale, più è forte il processo di condivisione.

Vertigine, Vitali Studio, Franciacorta, 2016
Vertigine, Vitali Studio, Franciacorta, 2016

Rocco
Io mi sono iscritto a Mendrisio nel 2010, dopo essere stato colpito dall’Open Day. Alla fine del primo anno siccome Oliviero era nel periodo di crisi adolescenziale, è venuto ad aiutarmi a realizzare il progetto finale. Questo lo ha aiutato ad uscire dal periodo di crisi, che tutti abbiamo avuto, ma lo ha anche aiutato a scegliere di fare architettura.
I primi due anni di architettura sono stati belli, da un punto di vista dell’ambiente, ma molto noiosi dal punto di vista del contenuto. Dopo i primi due anni ho pensato: “Se questa è architettura io non la voglio fare”. Ho provato quindi, a fare uno stage in Giappone da Sou Fujimoto, quella è stata l’esperienza che mi ha fatto capire quale era il tipo di architettura che volevo fare. In quel contesto c’era maggiore libertà di pensiero e di azione rispetto a quello svizzero. Il motivo per cui non lavoriamo più in altri studi è che entrambi abbiamo capito da questo tipo di esperienze che il motivo per cui uno studio è portavoce di una cultura è perché è radicato in quella cultura stessa.


Qual è stato il vostro primo lavoro come Vitali Studio? E singolarmente?

Rocco
Il primo lavoro che abbiamo fatto insieme è un progetto che sta andando avanti dal 2019. Ci è stato chiesto dal comune di Bellano di fare una proposta per un museo all’interno di una chiesa sconsacrata.
La richiesta è arrivata a dicembre 2019, io stavo insegnando a Mendrisio, come assistente, mentre Oliviero si stava diplomando, durante le vacanze di Natale abbiamo fatto uno sketch design e un modellino del progetto. Siamo andati in sovrintendenza con questo modellino… praticamente non ci hanno considerato perché serviva un appuntamento, servivano delle schede tecniche, lo stato di fatto ecc. Cose che in quel momento per noi non erano importanti, ma si sono rivelate importanti dopo. Finalmente adesso il progetto si sta concretizzando, la cosa interessante è che il contenuto del progetto si sta concretizzando proprio come era stato progettato da quel primo modellino.

San Nicolao, Vitali Studio, Bellano (LC), 2019-in corso
San Nicolao, Vitali Studio, Bellano (LC), 2019 – in corso

Rocco
Da un punto di vista personale, i primi progetti che mi hanno fatto capire in che direzione volevo fare architettura sono i progetti universitari tornato dal Giappone. Il primo semestre ho progettato, insieme a De Vylder, sette case in sette siti diversi in Belgio. Il secondo una piazza per Tokyo. Non sono mai stati realizzati ma sono progetti che ancora oggi ci aiutano a realizzare un’architettura in cui crediamo.
Oliviero
Ci sono in realtà due progetti che abbiamo fatto prima di quello che citava Rocco, uno di questi è un concorso che abbiamo vinto quando eravamo in Università, una sala per un festival di jazz a Chiasso con annesso un tendone con sala ristorante. Era un “giochino”, ma coincidenza vuole che vi si trovano tutti i principi che utilizziamo oggi nel nostro modo di lavorare e questo a me fa molto piacere.
L’altro è un allestimento di una mostra a Como per dei lavori di nostro Nonno dentro al parco del Broletto. Hanno molto senso entrambi i progetti nell’ottica in cui lavoriamo oggi. Per me è motivo di orgoglio.

Museo Giancarlo Vitali, Vitali Studio, Como, 2019
Museo Giancarlo Vitali, Vitali Studio, Como, 2019

Visto che vi occupate sia di architettura che di arte, ne avete una preferita?

Oliviero
Una vale l’altra, non per snobbismo. Sono le due che ci interessano di più… ci è capitato in minori occasioni di lavorare con video, testi, la moda. Sono tante forme diverse di fare la stessa cosa, di applicare lo stesso pensiero.

Curfew, Vitali Studio, Bergamo, 2020
Curfew, Vitali Studio, Bergamo, 2020

Ci potete parlare del progetto per l’associazione AIL?

Rocco
Quello è uno, di una serie di concorsi a cui abbiamo partecipato, abbiamo vinto quello successivo, ma il progetto è ancora top secret. La richiesta da parte del Comune era quella di pensare a un collegamento fra i due edifici del Museo del 900. Il nostro approccio, da un punto di vista, rispetta molto la tradizione, l’architettura di quel luogo; dall’altro ironizza sulle stesse facciate.
Dal nostro punto di vista era sbagliato intervenire con un elemento contemporaneo, che non dialogasse con i due edifici. Abbiamo provato con photoshop a tagliare la facciata, a romperla per creare questo nuovo gioco di scale. Al piano terra viene definita una corte dove si può sostare, mentre i due ponti sospesi sono le scalinate di connessione tra uno spazio e l’altro e l’ultima verso il cielo. Ci piace l’idea di rispettare ed ironizzare l’architettura storica milanese.

Una mano per AIL, Vitali Studio, Milano, 2023
Una mano per AIL, Vitali Studio, Milano, 2023

Ci potete parlare del progetto al Nameless?

Oliviero
Il progetto del Nameless è stato divertentissimo, dall’inizio alla fine, fa parte di quei progetti che immediatamente si slegano dall’operare come studio di architettura, è un ibrido a tutti gli effetti. La cosa bella è uscire da questa dinamica servizio-prodotto-committenza. Il progetto è stato fatto, mentre il progetto veniva vissuto.
Il Nameless è un Festival che ospita tantissime persone e l’interazione con le persone è importante, è un pubblico che non è un pubblico architettonico, non è un pubblico che sa cos’è quel progetto, è un pubblico difficile, tante volte anche semplicemente da gestire. Questa dinamica di mix cantiere e utilizzo dell’edificio è bellissima, ha una sua potenza, che capita poche volte.
Per quanto riguarda il materiale, non volevamo ostentare la sostenibilità, però lanciare un messaggio. Ogni 15/20 minuti andavamo dai bar a prendere le lattine che ci tenevano da parte; non è tanto il riciclo del materiale in sé, quello che a me interessa, ma il riciclo dell’intelligenza produttiva. Quel padiglione è il risultato di una collaborazione, non c’è un ingegneria pazzesca dietro ma tantissima collaborazione. E’ divertente lavorare con le persone in maniera aperta. Ognuno si sentiva parte del progetto.

Nameless Trashless, Vitali Studio, Annone Brianza (LC), 2023
Nameless Trashless, Vitali Studio, Annone Brianza (LC), 2023

Oliviero
Il progetto nasce in collaborazione con Silea, l’azienda che gestisce i rifiuti nella provincia di Lecco. Non è tanto il riciclo del materiale, quanto il riuso, d’altronde non è altro che acqua e zucchero il contenuto della lattina, questo ha fatto sì che questo materiale diventasse un grande alveare per tutte le api e gli insetti della zona, veramente impressionante.
Il materiale quindi non è più una lattina di Red Bull ma diventa un ecosistema, veramente affascinante da questo punto di vista.

Nameless Trashless, Vitali Studio, Annone Brianza (LC), 2023
Nameless Trashless, Vitali Studio, Annone Brianza (LC), 2023

Rocco
Il tema del riciclo/riuso è un tema che a noi interessa molto, abbiamo fatto altri progetti più piccoli che però hanno anch’essi a che fare con il tema del riciclo.
Anche questa è un collaborazione, in questo caso un’azienda di tessuti che produce per i grandi marchi di moda, Limonta. Sono una serie di sculture che ci sono state commissionate da loro chiedendoci di pensare ad animali fantastici. Perché solitamente gli animali sono la fonte principale di produzione di pelli e loro volevano sponsorizzare una finta pelle, la plastica riciclata. Dagli animali veri si produce la vere pelle, dagli animali fantastici si produce la finta pelle.

Imaginary Animals, Vitali Studio, Milano, 2021
Imaginary Animals, Vitali Studio, Milano, 2021

Rocco
Un altro è un divano Ikea che avevamo sin dall’inizio nello studio, siccome non avevamo un appartamento a Milano, ci capitava spesso di dormire qui. Era tutto bianco, quest’anno per il Salone del Mobile l’abbiamo dipinto e ha preso un’altra vita.
E’ un tema che teniamo in considerazione, perché non si può non considerare, soprattutto in questo periodo.

Qual è il progetto che vi ha dato più soddisfazione?

Rocco
Quello di cui non possiamo parlarvi…anche perché è il primo concorso che abbiamo vinto, quindi credo sia una bella soddisfazione.
Oliviero
Io non ho un progetto che mi ha dato più soddisfazione se devo dire la verità, forse è stato il progetto di ampliamento del nostro studio, quando abbiamo demolito una parete. Forse è quello che mi da più soddisfazione nel quotidiano.
Eravamo chiusi in una stanzetta e averla duplicata è stato soddisfacente, forse quello è stato il vero inizio di Vitali Studio, quando abbiamo passato da essere fratelli ad essere colleghi.

Studio, Vitali Studio, Milano, 2023
Studio, Vitali Studio, Milano, 2023

A cosa state lavorando ora?

Rocco
Adesso stiamo lavorando a tre progetti principalmente: questo concorso che abbiamo vinto, la chiesa che stiamo trasformando e un altro museo sul lago che è semplicemente l’ampliamento di alcuni locali a pian terreno. Il sindaco di Bellano, che è il paese da cui veniamo, sta promuovendo l’iniziativa di trasformare il paese in un paese culturale. Noi ci stiamo occupando di un paio di spazi culturali.

Cosa vi augurate per il futuro?

Rocco
Abbiamo avuto la fortuna di avere già avuto alcuni collaboratori che sono venuti da noi in studio a lavorare, però sono persone che vengono per un breve periodo di tempo. Devo dire che quando ci sono tante persone in studio è bello lavorare, c’è tanta collaborazione. Per avere questa condizione in studio, quindi, ci auguriamo molti più progetti attivi.
Oliviero
Di fare più cose possibili diverse, sperimentare tanto. Ricordarsi di non diventare dei veri architetti.


Fonti:
Vitali Studio
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