Nava+Arosio Studio design umanistico

Nava+Arosio Studio

Testo tratto dall’intervista con Nava+Arosio Studio in data 06/12/2023.

Quando si riesce a stimolare qualsiasi senso di una persona significa che abbiamo fatto centro con il progetto.


Come nasce Nava+Arosio Studio? Quando? Dove?

Paolo
Nava+Arosio Studio nasce dall’amicizia che abbiamo io e Luca, i due fondatori dello studio. Eravamo amici ancora prima di intraprendere la carriera professionale e gli studi che poi ci hanno portato ad aprire insieme lo studio. Noi ci siamo laureati alla NABA in Prodotto Industriale. Per prima cosa nasce dall’amicizia che ci lega e il secondo fattore scatenante per la creazione dello studio è stata la nostra tesi di laurea con Alessandro Guerriero, la quale è stata notata dal Circuito del Salone del Mobile che ci ha menzionato in un premio e ci ha invitato ad esporre al Fuorisalone.
Luca
Sono passati dieci anni, era esattamente il 2013. Ormai sono dieci anni che lavoriamo, però ora raccogliamo quello che abbiamo seminato in questi anni.

Dalì Large Lamp, Nava+Arosio Studio, Milano, 2021
Dalì Large Lamp, Nava+Arosio Studio, Milano, 2021

Paolo
Sicuramente tante lezioni imparate con i nostri tempi e tante soddisfazioni che hanno portato un grande spirito e tanta energia per portare avanti questa attività. Ad oggi penso che stiamo raccogliendo i frutti di tanto duro lavoro. Siamo molto contenti di come stanno andando le cose. 
Luca
Noi siamo uno studio che si occupa principalmente di prodotto, interni e art direction per aziende, però sia per i progetti di interni, sia per quelli di vero prodotto bisogna sempre interfacciarsi con l’architettura.
Paolo
E non si sa mai che il nostro studio in futuro si occuperà anche di architettura, non chiudiamo mai le porte.


Da cosa traete ispirazione? Avete un mentore?

Luca
In questo caso un mentore vero e proprio c’è stato quando abbiamo deciso di aprire il nostro studio e inizialmente abbiamo anche collaborato con l’architetto Paolo Nava, nonché suo padre, un architetto e designer molto famoso che ci ha inculcato i principi del design inteso come design umanistico e soprattutto ci ha insegnato a mettere le mani in pasta. Ad oggi esistono le nuove tecnologie, ad esempio quando si lavora con le aziende si sfruttano pc, render e modelli 3D, però grazie anche agli insegnamenti dell’architetto Nava abbiamo imparato ad utilizzare i materiali come il legno o il polistirolo.

Piano Piano Pouf-table, Nava+Arosio Studio, Milano, 2019
Piano Piano Pouf-table, Nava+Arosio Studio, Milano, 2019

Abbiamo la fortuna di avere all’interno del nostro studio un laboratorio in cui possiamo proprio creare dei prototipi di studio, quindi abbiamo scoperto che facendo si impara tantissimo. A volte le cose create nel pc rimangono astratte, mentre se si creano vere e proprie cose si entra maggiormente nel progetto e si capisce meglio la scala. Sicuramente come mentore possiamo dire l’architetto Nava. Mentre per l’ispirazione, come sempre, la si può trarre da tutto. La nostra filosofia progettuale è in continua evoluzione: partiamo da un design umanistico in cui l’uomo è sempre posto al centro con i suoi bisogni, quindi è importante capire quali sono le sue abitudini e le sue esigenze. 
Paolo
Queste esigenze possono essere materiali e immateriali. Noi mettiamo veramente al centro l’uomo, ma anche come qualcosa di inaspettato da lui, quindi oggetti che sorprendono a livello psicologico, ma anche funzionale ed emozionale.
Luca
Pensiamo a come la persona possa entrare in relazione con l’oggetto che si va a creare, può suscitare semplicemente un ricordo o un sorriso. Quando si riesce a stimolare qualsiasi senso di una persona significa che abbiamo fatto centro con il progetto.

Bilbao Sideboard, Nava+Arosio Studio, Milano, 2020
Bilbao Sideboard, Nava+Arosio Studio, Milano, 2020

Paolo
Penso che la ricerca continua sia molto importante, quindi l’arte, la letteratura, la filosofia aiutano a formarti. Anche l’estetica, per esempio, si affina tantissimo con il tempo facendo tanta ricerca nel passato e pensando al futuro. Noi mettiamo l’uomo al centro con il design umanistico da quando abbiamo aperto lo studio e il nostro processo creativo è in continua evoluzione. Oggi abbiamo questo principio, ma ci stiamo affacciando con il nostro studio anche a design experience, quindi gli spazi che creiamo come scenografia della nostra vita e gli oggetti che progettiamo come oggetti di scena. Il pensiero di uno studio dovrebbe evolversi con il tempo, quindi magari tra cinque anni il design umanistico avrà preso una piega diversa a seconda delle proprie esperienze.
Luca
Più sensi si riescono a coinvolgere quando si fa un progetto meglio è, in modo tale da far legare maggiormente l’uomo con un oggetto o con uno spazio.
Paolo
A questo siamo arrivati dopo anni e anni di lavoro e di ricerca: la vista è sicuramente quella più coinvolta, nel design come nell’arte, ma ci sono tutti gli altri sensi che se vengono stimolati nello stesso contesto fanno esplodere l’emozionalità della persona.


Esistono progetti a cui avete lavorato singolarmente? Se sì, potete parlarcene?

Luca
Da quando abbiamo aperto lo studio sinceramente no, ovviamente durante gli anni universitari abbiamo svolto dei progetti singolarmente, ma una volta aperto lo studio abbiamo sempre lavorato in team.
Paolo
Esatto, siamo un team.


Qual è stato il vostro primo incarico come Nava+Arosio Studio?

Luca
Il primo incarico appena usciti dall’università è stato con un’azienda molto famosa nel campo del design che si chiama Lago che organizzava questi Lago Studio, selezionando dieci designer che avrebbero ospitato per due settimane nella loro azienda. Noi avevamo mandato il nostro portfolio, fatto fondamentalmente da progetti universitari, infatti eravamo i più giovani ad essere stati selezionati. Per due settimane insieme ad altri designer che arrivavano da tutte le parti del mondo, abbiamo sviluppato vari progetti all’interno dell’azienda e alla fine di questa esperienza Lago selezionava dei prodotti che avrebbe creato, tra cui fortunatamente il nostro.

Beyond Outdoor Lamp, Nava+Arosio Studio, Milano, 2019
Beyond Outdoor Lamp, Nava+Arosio Studio, Milano, 2019

Si trattava di un progetto molto semplice che partiva anche da un’ispirazione architettonica. Abbiamo progettato un parallelepipedo di gomma piuma rivestito in ecopelle che andava ad integrarsi con una libreria. Tutto nasceva dal fatto che ormai le case diventano sempre più piccole e così come l’uomo quando non aveva più spazio per costruire in orizzontale ha iniziato a creare grattacieli, abbiamo realizzato questa seduta che ricordava un grattacielo e che, una volta che non ne avevi bisogno, lo tiravi su in piedi sul muro e si integrava con la libreria e, se ne avevi bisogno, lo tiravi giù e diventava una panca morbida.


Pensate che i giovani studi di architettura o di design siano valorizzati nel modo giusto?

Paolo
Spero che i giovani architetti siano spinti anche in Italia, quello che mi ha sempre sorpreso sull’architettura italiana è che quando c’è un progetto molto in vista si fanno sempre cose di ottimo livello, mentre quando si va su una scala urbana magari di paese c’è una mancanza sulla cura del progetto totale. Gli architetti non si accorgono che anche in un paese possono sviluppare cose che restano molti anni e per questo c’è un’enorme responsabilità. Secondo me dovrebbero alzare il livello soprattutto gli studi che lavorano su scala più piccola.
Luca
Serve sicuramente una grande responsabilità civile anche da parte degli architetti, in effetti noi che facciamo design disegniamo oggetti interni e, se sbagliamo, l’oggetto si può buttare, mentre per chi fa architettura, il lavoro rimane anche cento anni, quindi è importante darne il giusto valore.

Domino Sofà, Nava+Arosio Studio, Milano, 2017
Domino Sofà, Nava+Arosio Studio, Milano, 2017

Paolo
Io penso alla concentrazione che mettiamo nei dettagli, magari per uno stand che rimane per sette giorni trascorriamo un giorno intero su un unico dettaglio e mi sembra folle che chi faccia architettura stabile possa vedere qualcosa e non sentirsi male davanti a questo. Ci ha sempre sorpreso questo concetto architettonico soprattutto a livello urbano e umano. Per quanto riguarda i giovani architetti non saprei come stanno lavorando in Italia.
Luca
Immagino che non abbiano vita facile nemmeno loro, come nel design anche nell’architettura riuscire ad emergere all’inizio non è semplice.
Paolo
Per gli studi di design invece, è una bella lotta, come in qualsiasi lavoro c’è molta competizione e ci sono tanti fattori in gioco. Allo stesso tempo penso si stia aprendo una nuova generazione di cui facciamo parte anche io e Luca che dopo i maestri ha rimarcato molto il mercato verso una nuova prospettiva legata più all’emozionalità delle persone.


Siete a conoscenza di eventi o promozioni per gli studi di giovani architetti o designer italiani?

Luca
Sì, nel mondo del design ci sono spesso tante opportunità, come la possibilità di partecipare a concorsi anche in collaborazione con grandi aziende. Non sempre però, sono la scelta migliore.
Paolo
In effetti è difficile come giovane professionista farsi spazio, l’unica possibilità è quella dei concorsi: li abbiamo fatti anche noi, li abbiamo vinti, li abbiamo persi, però sono un’arma a doppio taglio.

Intreccio Table, Nava+Arosio Studio, Milano, 2021
Intreccio Table, Nava+Arosio Studio, Milano, 2021

Luca
Diventa sempre più spesso un modo per le aziende di sfruttare tantissime idee di giovani, quindi può essere un’opportunità per vedere diverse idee. Secondo noi invece, bisogna sempre cercare di progredire per avere un rapporto solido con un architetto o con un designer che deve essere di fiducia. All’inizio sicuramente è difficile, però fare concorsi ha un suo valore professionale.
Paolo
Può essere una strada fondamentale anche per aggiornare il proprio portfolio.
Luca
Sicuramente può aiutare un’esperienza di due o tre anni in un altro studio, poi nel momento in cui decidi di aprire il tuo studio devi trovare piano piano i clienti e andare a bussare alle porte, cosa che abbiamo fatto tutti.


Come mai avete deciso di associarvi al collettivo monzese?

Paolo
Ci hanno contattato, probabilmente hanno visto alcuni dei nostri lavori e ci hanno invitato a parlare, è stato un incontro piacevole e ci siamo trovati molto bene.
Luca
Crediamo sempre che sia importante conoscersi, soprattutto noi giovani che saremo il futuro sia del design che dell’architettura, non bisogna essere gelosi ognuno del lavoro dell’altro, bisogna semplicemente contaminarsi e fare squadra. Non è sempre semplice, ma è interessante scambiarsi spunti per il proprio lavoro e viceversa.

Origami Fingerfood, Nava+Arosio Studio, Milano, 2017
Origami Fingerfood, Nava+Arosio Studio, Milano, 2017

Paolo
Sì, la contaminazione è fondamentale tra noi giovani professionisti, infatti cerchiamo di fare sempre incontri con persone di altri settori come fotografia, moda, perché è così che si cresce veramente. 
Luca
Per quanto riguarda il design Monza e Brianza sono riconosciute come il polo più importante tra tutte le aziende produttrici, attirando persone da tutto il mondo. 
Paolo
Rispetto a Milano dove il sistema sul design è più compatto, a Monza e Brianza manca un po’ di compattezza. 
Luca
Cerchiamo noi giovani di iniziare ad unirci e vediamo cosa ci riserverà il futuro.


Quale progetto vi ha dato più soddisfazione?

Luca
In realtà sono tanti, però quello tra i più significativi che ci ha lanciato nel mondo del design è la poltrona Pila 47 che abbiamo disegnato per Rubelli Casa che dà proprio il senso di un design umanistico. Si tratta di una sorta di poltrona che alla vista sembra un grande vaso, ma poi viene formata dall’uomo la prima volta che ci si siede, quindi è proprio un progetto in cui l’uomo crea il progetto stesso, senza la fisicità umana non esisterebbe quel progetto e raccoglie in sé la nostra filosofia concettuale.

Pila 47, Nava+Arosio Studio, Milano, 2016
Pila 47, Nava+Arosio Studio, Milano, 2016

Paolo
Per noi resterà sempre un evergreen, perché Rubelli Casa crea tessuti come business principale, quindi ogni anno viene ridisegnata. La forma, nella sua semplicità, è una forma che non ha una moda o una linea temporale. Noi siamo interessati a fare progetti che veramente possano andare avanti negli anni. Adesso lo stiamo rielaborando ulteriormente: Pila 47 è diventato Visions 47 facendo decorare queste poltrone da artisti, come se fossero delle tele mobili e questa vorremmo che diventasse una mostra itinerante in cui artisti diversi si scontrano sullo stesso oggetto che ha una mobilità, ma è anche un oggetto fisso come una tela. Un progetto che ci ha lanciato inizialmente e ci sta accompagnando nel nostro percorso.


A cosa state lavorando ora?

Luca
Stiamo lavorando a vari progetti, soprattutto perché da quest’anno abbiamo preso anche l’art direction di due aziende: una che fa illuminazione tecnica e una che fa ufficio, quindi per queste aziende non solo disegniamo i prodotti, ma seguiamo tutta la linea creativa aziendale che tocca vari aspetti, dalla comunicazione al disegno di nuovi prodotti, a creare gli stand per eventuali fiere e a sistemare lo showroom. Seguiamo tutta la creatività dell’azienda che è molto interessante perché ci offre l’opportunità di entrare in relazione con le persone che ne fanno parte e ci fa capire come farla funzionare dal punto di vista creativo. 
Paolo
Quest’anno siamo veramente concentrati sulle direzioni creative, una è quasi conclusa da un anno e sta andando benissimo e vogliamo fare lo stesso percorso con altre aziende. Quando ci mettiamo in barca a remare, per noi è come se l’azienda fosse nostra. Ci dà anche l’opportunità di esprimerci in modo ampio: dagli spazi, agli stand, alla comunicazione e alla fotografia, quindi tanto impegno e tante soddisfazioni.

Visions 47, Nava+Arosio Studio, Milano, 2018
Visions 47, Nava+Arosio Studio, Milano, 2018

Luca
Ovviamente continuiamo a disegnare prodotti per differenti aziende e per i nostri clienti storici.
Paolo
Abbiamo anche ridotto un po’ le aziende per cui disegniamo, perché tra impegni vari non riuscivamo a starci dietro.
Luca
Dopo dieci anni di studio possiamo permetterci di dire anche dei no e assicuro che è una grande soddisfazione.
Paolo
Forse la più grande.


Cosa vi augurate per il futuro?

Paolo
Io mi auguro di essere felici.
Luca
Non aggiungo altro, è la risposta migliore.


Fonti:
Nava+Arosio Studio

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