Testo tratto dall’intervista lo studio d’architettura OPPS
Siamo convinti che il ruolo dell’architetto debba regredire a una concezione sartoriale della professione: contro le specializzazioni, le standardizzazioni, le omologazioni tecniche.
Da cosa nasce l’idea di OPPS?
OPPS nasce dall’entusiasmo per l’architettura di giovani laureati che hanno condiviso gli studi.
A posteriori la valutiamo come una scelta forse precoce e incosciente, avevamo 26-28 anni, ma che ci ha permesso comunque di maturare l’esperienza che avremmo acquisito all’interno di uno studio già strutturato, seguendo però le nostre scelte.
Da chi e/o da che cosa traete ispirazione nel vostro lavoro? Avete un mentore? Un ideale?
Ci sono molti studi che prendiamo come riferimento quando ci troviamo davanti i problemi dell’architettura, tuttavia parliamo più volentieri di ideali che di mentori.
Siamo convinti che il ruolo dell’architetto debba regredire a una concezione sartoriale della professione: contro le specializzazioni, le standardizzazioni, le omologazioni tecniche.
A favore di un processo artigianale del progetto, della cura del dettaglio.
Cosa ha costituito per voi il vostro primo incarico?
Riguardava il progetto degli interni di un’abitazione nelle campagne di Arezzo: abitare_NUMEROTRENTA.
Quale progetto vi ha dato più soddisfazione? Perché?
Una domanda difficile per uno studio come il nostro che cerca di dividersi tra committenza privata e competizioni pubbliche. Sebbene da un lato l’intento sia valutare il nostro lavoro solo dopo essere stato completato, possiamo dire che il progetto che preferiamo è OPALESCENCIA, la riorganizzazione delle terme della città di Bratislava.
Ho visto che vi occupate di progettazione anche in ambito domestico. Volete approfondire?
Le occasioni di lavoro private si sono concentrate soprattutto sul tema dell’abitare.
Questo ci ha permesso di approfondire la conoscenza del cantiere a partire dalla dimensione domestica, dentro la quale si cerca sempre di comunicare alla committenza una visione unitaria del progetto.
A cosa state lavorando ora?
Stiamo completando la realizzazione della nuova scuola primaria di Subbiano e siamo in procinto di iniziare la progettazione di due opere pubbliche. Parallelamente sviluppiamo progetti privati e continuiamo ad investire nella partecipazione a concorsi di architettura.
Mi parlereste del progetto OPALESCENCIA?
È il progetto vincitore del concorso internazionali di progettazione per il recupero delle terme Grossling, nel centro storico di Bratislava. Sicuramente il risultato più importante che abbiamo avuto modo di raggiungere, in collaborazione con l’architetto Paola Chiriatti.
Il progetto riguarda la trasformazione di un comparto urbano nel cuore della città, e prevede il recupero delle terme esistenti -dismesse da circa venti anni- con l’integrazione di nuove aree benessere, un ristorante, un’ala della biblioteca nazionale, delle residenze per artisti e la riconfigurazione dello spazio urbano prospiciente l’edificio.
In linea con il tema centrale della Biennale di Architettura 2021, come interpretate personalmente la questione “How will we live together?”
Il tema può essere affrontato secondo diversi approcci: antropologico, sociale, ambientale, tecnologico, architettonico. La nostra personale visione ritrova nella buona architettura, intesa come costruzione per frammenti della città, la semplice chiave per poter migliorare la convivenza delle persone. Un buon progetto ha al suo interno non solo la capacità di nobilitare le relazioni dei suoi fruitori, ma anche l’ambizione di costruire parte dell’identità che li accomuna.
Cosa augurate a OPPS per il prossimo futuro?
Come piccolo studio ci auguriamo di strutturarci in modo sempre più accurato, in modo da affrontare la complessità delle competenze richieste oggi all’architetto senza perdere di vista la cultura del progetto, ovvero il risultato finale.
Fonti:
OPPS
professione Architetto
Archello
Brunero Tappezzeria
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