BDR bureau architettura per il presente

Scuola Enrico Fermi (veduta generale), BDR bureau, Torino, 2019

BDR bureau è un giovane studio di architettura nato a Torino dalle menti di Alberto Bottero e Simona Della Rocca. I due progettisti, prima parte del gruppo BAM! – bottega di architettura metropolitana- dal 2017, hanno deciso di intraprendere insieme un nuovo percorso. BDR bureau si è, da allora, occupato di diverse tipologie di commissioni, siano esse pubbliche o private. Nel corso del tempo, si sono specializzati in modo particolare nell’architettura del riuso e del riadattamento di spazi, abitativi, lavorativi o perfino didattici. Ciò che rende questo studio moderno e perfettamente inserito nella nostra realtà è la versatilità.

Trasformare i limiti in opportunità

Così gli architetti definiscono la loro mission, lasciando così trapelare il loro vero scopo: inserirsi nel nostro tempo e nel nostro spazio. Per fare ciò, interpretare il contesto in cui ci si trova ad agire risulta essenziale. Solo in questo modo si può rispondere alle esigenze del presente.
Nel 2019 lo studio è stato insignito del premio “Young talent of Italian architecture” e, oltre ad essere stato menzionato all’interno di diverse riviste di settore, ha partecipato anche ad alcune Biennali veneziane.


Scuola Enrico Fermi, Torino, 2019

Scuola Enrico Fermi (veduta su giardino), BDR bureau, Torino, 2019; fotografia di Simone Bossi
Scuola Enrico Fermi (veduta su giardino), BDR bureau, Torino, 2019; fotografia di Simone Bossi

Progettare una scuola che faccia scuola è l’intento della ristrutturazione della scuola Enrico Fermi a sud-est di Torino, un edificio degli anni Sessanta del quartiere Nizza Millefonti. Una nuova struttura scolastica che potesse rispecchiare al meglio il presente e le nuove esigenze che la modernità porta con sé. Per farlo, appariva necessario che il progetto si integrasse al meglio all’interno del contesto cittadino.

Scuola Enrico Fermi (biblioteca), BDR bureau, Torino, 2019; fotografia di Simone Bossi
Scuola Enrico Fermi (biblioteca), BDR bureau, Torino, 2019; fotografia di Simone Bossi

Il nuovo ingresso si situa sull’ex retro dell’edificio, creando in questo modo un’area verde che possa comunicare con lo spazio urbano e sottolineando il carattere di comunità, che si voleva portare avanti attraverso la realizzazione della scuola. Anche per questo motivo la palestra, la biblioteca, l’auditorium e la caffetteria sono accessibili a tutti.

Scuola Enrico Fermi (dettaglio intonaco), BDR bureau, Torino, 2019; fotografia di Simone Bossi
Scuola Enrico Fermi (dettaglio intonaco), BDR bureau, Torino, 2019; fotografia di Simone Bossi

Una serie di telai metallici avvolge la struttura e rendendola allo stesso tempo protetta e permeabile dal mondo circostante. Il telaio viene applicato anche all’edificio antecedente abbinandolo con una resa dell’intonaco tramite diverse granulometrie che creano variazioni di profondità. Si è deciso di conservare anche le ampie vetrate che valorizzano il dialogo con il contesto esterno.
Le attività didattiche sono concepite in cluster, con aule, guardaroba, servizi e spazi di apprendimento informale. Le classi non sono l’unico luogo in cui sarà possibile fare lezione. Anche en plein air studenti e insegnanti troveranno un gradevole punto di incontro e di scambio in cui poter svolgere le proprie attività.


Trittico, una piazza tre spazi, Rivarolo Canavese (TO), 2018, concorso

Trittico, una piazza tre spazi (veduta complessiva dall'alto), BDR bureau, Rivarolo Canavese (TO), 2018, non realizzato
Trittico, una piazza tre spazi (veduta complessiva dall’alto), BDR bureau, Rivarolo Canavese (TO), 2018, non realizzato

La piazza, sin dall’antica agorà greca, è sempre stata il fulcro di qualsiasi attività pubblica che riguardasse la cittadinanza intera. In quest’occasione i giovani di BDR bureau hanno modo di sperimentare, attraverso la loro architettura, una nuova concezione di piazza, quella che loro definiscono “un trittico“.

Observed from a morphological point of view, the new square for Rivarolo is a continuous public space conceived in three episodes, like a triptych.

Sono tre infatti gli spazi che lo compongono: uno spazio di incontro, uno spazio anfiteatro, uno spazio morbido per il gioco. Questi elementi sono contemporaneamente aperti e chiusi, facendo parte allo stesso tempo del medesimo luogo ed identificandosi ciascuno con una propria autonomia. Il legame con la tradizione questa volta si riconosce nella scelta dei materiali edili: mattoni, coppi, rivestimenti in laterizio. Impreziosiscono la pavimentazione continua, in colata monocromatica, anche alcune tessere in ceramica.


Caravanserraglio Ferrandina, Biennale Venezia, 2018

Caravanserraglio Ferrandina (veduta generale del modello), BDR bureau, Biennale Venezia, 2018
Caravanserraglio Ferrandina (veduta generale del modello), BDR bureau, Biennale Venezia, 2018

Il progetto si situa nell’ambito del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2018. Ciò che gli architetti vogliono è un’azione mirata, ancora una volta, alla riqualifica di un luogo. In questo caso si guarda alla riattivazione delle stazioni ferroviarie così da trasformarle in luoghi per la creazione culturale. La stazione di Ferrandina fa parte di un’area in cui gli svariati tentativi di industrializzazione hanno lasciato profonde cicatrici che lo studio si propone di risanare. In quest’ottica, infatti, si considera di fondamentale importanza la riapertura delle fabbriche del circondario, che ora giacciono in uno stato di degrado.

Caravanserraglio Ferrandina (pensilina), BDR bureau, Biennale Venezia, 2018
Caravanserraglio Ferrandina (pensilina), BDR bureau, Biennale Venezia, 2018

Qui si inserisce la pensilina, vero perno su cui fa leva il progetto: è attraverso questa che viene delineandosi l’idea di caravanserraglio temporaneo, uno spazio di incontro, di scambio – anche ferroviario – e di sosta. Uno spazio che sia al tempo stesso collettivo ed individuale. Uno spazio che possa essere riconoscibile da tutti. È proprio quest’ultimo punto a rendere necessari due interventi di cui lo studio d’architettura BDR bureau si prende carico:  il disegno del terreno e la definizione del perimetro. Per il primo si sceglie una pavimentazione minerale, così da ricordare la terra e ribadire il legame con le origini del luogo. Per il secondo vengono utilizzate una serie di intelaiature verticali che completano o inglobano le strutture già esistenti e che vengono assemblate con modalità differenti, così da comporre diversi elementi: un collegamento coperto, una facciata, un fondale, un ampliamento…


Sampling opportunities, Biennale Venezia, 2016

Sampling opportunities (esposizione della mappatura), BDR bureau, Biennale Venezia, 2016
Sampling opportunities (esposizione della mappatura), BDR bureau, Biennale Venezia, 2016

Cos’è Porto Marghera? Questo quesito muove l’azione del giovane studio nel contesto veneziano nel 2016. La risposta la si trova all’interno del padiglione da loro allestito. Una mappatura generale della zona.

In order to build a vision for such a place we need a honest look, based on a careful observation of the present situation

L’intento è quello di pianificare una futura riqualificazione dell’area, divenuta ostile all’uomo. Ma ciò è possibile se, in primis, si è coscienti di quello che il presente ha da offrire. Quali sono dunque le opportunità che il luogo ha da offrire? Attraverso frames che scansionano la zona, dallo studio del territorio a quello della popolazione, si riesce a comprendere al meglio la realtà con la quale si interagisce.


He – Yap MAXXI, Roma, 2013_ BAM! bottega di architettura contemporanea, oggi BDR bureau

He – Yap MAXXI (veduta d'insieme), BDR bureau, Roma, 2013
He – Yap MAXXI (veduta d’insieme), BDR bureau, Roma, 2013

Nel 2013 l’antenato dell’attuale BDR bureau si occupa di un allestimento temporaneo nell’area del MAXXI di Roma. Nato dalla collaborazione con MoMA PS1 di NY, Constructo di Santiago e Istanbul Modern Turkey, l’installazione assume la valenza di cesura tra i diversi ambiti a cui, per altro, la costruzione stessa fa riferimento: dal sartiame, passando per l’arrampicata fino ad arrivare alla nautica. Secondo queste prospettive deve essere letto l’intervento dello studio, sia che si guardino i ganci usati per il fissaggio, sia che si presti attenzione al volume stesso della struttura.

He – Yap MAXXI (dettaglio giunture), BDR bureau, Roma, 2013
He – Yap MAXXI (dettaglio giunture), BDR bureau, Roma, 2013

L’esigenza di ridurre al minimo le strutture ha guidato particolarmente l’azione degli architetti. Per questo motivo si è deciso di collocare, in posizione più elevata, un anello realizzato interamente in cavi d’acciaio estensibile, che costituisce il perno fondante da cui si articola l’intero volume, che in questo modo, rimane sospeso. Gli elementi tessili sono stati realizzati con un materiale di uso comune in agricoltura, lavorati artigianalmente con dettagli nautici.

He – Yap MAXXI (veduta notturna), BDR bureau, Roma, 2013
He – Yap MAXXI (veduta notturna), BDR bureau, Roma, 2013

Il progetto, però, non comprende solo la grande lanterna – così si presenta soprattutto in orario notturno – ma corrisponde anche all’area sottostante l’elemento fluttuante. Si tratta di una vera e propria piazza, un’area verde completa di sedute ergonomiche che consentono comunque di poter usufruire dello spazio in libertà, cosicché i bambini possano giocare senza vincoli, ad esempio.

He – Yap MAXXI (veduta generale con focus sulla piazza), BDR bureau, Roma, 2013; fotografia di Alberto Sinigaglia
He – Yap MAXXI (veduta generale con focus sulla piazza), BDR bureau, Roma, 2013; fotografia di Alberto Sinigaglia

Giallo. Si è scelto questo colore per lo stesso motivo per cui si è optato per la leggerezza e la risposta la si trova semplicemente voltandosi: il MAXXI. L’edificio si impone sullo spazio circostante, “He” lo sorvola, lo illumina, lo alleggerisce. In questo modo riesce perfino a creare dialogo: tra il museo e l’installazione, tra l’installazione e il pubblico, tra il pubblico stesso.


Fonti:
BDR bureau
Architizer
divisare
Wescover
The Plan
ArchDaily
ARCHITONIC

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