Lo studio dianarchitecture, fondato nel 2013 da Giuseppe, Costantino e Gianluigi Diana, incarna il carattere di multidisciplinarietà, occupandosi di architettura tanto quanto di design o di progettazione grafica. Attraverso la progettazione, i giovani del gruppo rendono visibile l’evoluzione della società contemporanea e la capacità di mutamento che questa porta con sé. Prendendo parte a numerosi concorsi internazionali riescono a raccontare il loro intento attraverso opere di scala più o meno grande.
Lampedusa Museum, Lampedusa, 2016

Fiducia, rispetto, dialogo. Così può essere riassunto l’intento del padiglione della mostra realizzato da dianarchitecture in aggiunta all’architettura del Museo Archeologico delle Pelagie. Attraverso questa realizzazione si vogliono ribadire le tematiche tanto caratteristiche del contesto.
The island is the gateway to Europe for many people fleeing from places of war and torture, where discrimination shall be made between peoples and religions, where being adult or child, being women or old makes no difference.
Condivisione e solidarietà costituiscono il cuore della mostra che intende racchiudere l’intero Mediterraneo, attraverso l’esposizione di grandi capolavori occidentali e orientali.

L’intervento di esposizione del gruppo si concentra al primo piano, dove in un’area ampia sei per venticinque metri gli impianti sono lasciati a vista e, attraverso la creazione di sale neutre, si è riusciti ad accogliere le opere orientali così come quelle occidentali. In questo modo la scatola espositiva si presta a molteplici collocazioni.
Ideally can be transported to any place, amplifying its meaning: to invite civil dialogue and trust between all peoples, through art and culture.

L’intervento del gruppo si riconosce anche nella struttura d’ingresso, costituita da un insieme di funi rosse intrecciate supportate da travi di legno. Gli intrichi dei fili ricordano le antiche mappe esposte, provenienti dal Museo Navale di Venezia. Oltre a costituire una zona d’ombra, le geometrie delle funi ricordano quelle dei moucharabieh arabi, le tradizionali griglie usate come sistema di ventilazione e illuminazione. Così facendo, si ribadisce, ancora una volta, il concetto di multietnicità.
Varna Library, Varna, Bulgaria, 2015, finalista di concorso

In questo progetto l’intervento di dianarchitecture è volto a costruire un’architettura democratica. Nata dalla volontà di donare alla città uno spazio culturale, infatti, lo scopo sarebbe stato quello di integrare il nuovo edificio con il contesto circostante.

The constant search for a collective and connective place, which can accommodate those who pass through the entire project area and those who use the many services in the modern library represent the essential characteristics of this new architecture.
Da qui nasce l’idea della piazza coperta: uno sbalzo di circa diciannove metri che copre lo spazio pubblico che si frappone tra l’edificio del comune e la biblioteca. In questo modo si ha una percezione di apertura sui restanti lati.

La struttura è costituita da tre blocchi funzionali. Il primo, in basso, adibito a funzioni pubbliche, uffici e archivio bibliotecario. Al secondo blocco corrispondono le sale di lettura. Al terzo, di cinque piani di altezza, vi sono la caffetteria, una sala per i giornali e una terrazza che consente di leggere all’aperto. Inoltre quest’ultima costituisce anche un belvedere da cui in lontananza si può scorgere il mare.
Restart Museum, Casal di Principe (CE), 2015_ architettura di dianarchitecture in collaborazione con RS-architecture

A Casal di Principe, tristemente celebre per le ombre gettatevi dalla camorra, ha preso luogo l’iniziativa che ha permesso di far splendere di cultura la cittadina. La Galleria degli Uffizi ha difatti messo a disposizione alcune opere d’arte dei discendenti di Caravaggio che a Napoli avevano trovato la loro vena ispiratrice. Qui entra in gioco l’architettura dei ragazzi di dianarchitecture: era necessario un museo.

In mancanza di un luogo atto all’esposizione museale, si è riconosciuta all’interno di una villa confiscata alla camorra la soluzione ideale. Tale costruzione era però in uno stato di degrado e si pensa quindi di rivestirla ma in modo tale da lasciar permeare ciò che al di sotto di questa “seconda pelle” si rivela. L’espediente utilizzato è quello della messa in scena di un vero e proprio cantiere, non in senso metaforico. Tubi modulari e una rete rossa avvolgono l’intero edificio che si identifica come un “work in progress”. Così, con una non celata nota critica, si vuole sottolineare il lavoro che resta da fare in queste terre. Il progetto si evolverà: rivestito di pannelli in fibra di canapa, prodotti localmente, sancirà un legame ancor più saldo con il contesto di vita rurale che lo ospita.
Rethinking Mallorca’s seafront, Maiorca, Spagna, 2011, finalista di concorso

Qui gli architetti si misurano con il compito di restituire alla Natura l’area del lungomare di CalaMillor. La soluzione da loro ideata è la creazione di dune fiorite, così da ampliare estensione il grande polmone naturale a sud del sito. Queste collinette richiamano la tipica vegetazione mediterranea, presente in abbondanza in situ. Si è quindi deciso di riprenderne il motivo negli spazi interstiziali degli edifici, creando una sorta di giardino pubblico esteso. Attraverso questi dislivelli fioriti si sono venuti a generare nuovi percorsi e una percezione del contesto in continua metamorfosi.
Le diverse colture rendono il paesaggio sempre nuovo, sempre mutevole. Questo anche per via dello sviluppo sinuoso delle dune che, viste da punti di vista differenti, aprono scorci inattesi. Il progetto termina a est con un basamento monolitico regolare in pietra che delinea il nuovo lungomare.