Stefania Agostini (1990) e Luca Mostarda (1985), entrambi diplomati all’Accademia di Mendrisio, fondano nel 2017 a Milano AMArchitectrue che si occupa soprattutto di restauro e design del prodotto. Durante la Milano Design Week 2019, lo studio ha proposto una open call per giovani architetti, chiedendo di partecipare all’esposizione “F / A FakeAuthentic”. L’evento prosegue nel 2021 alla Galleria Antonia Jannone, con il titolo “F / A FakeAuthentic ICONICIRONIC”. Al 2018 risale, in collaborazione con Matteo Moriani, l’idea di creare una serie di disegni digitali fatti a mano, così da essere utilizzati liberamente per la progettazione. Nasce così CADTAINER.
WE DO THINK AS ARCHITECT, BUT ALSO AS GARDENER, CRAFTSMEN, MANAGER, LAWYER, BAR-TENDER, CRUISE SHIP CAPTAINS, FOOTBALL PLAYERS, HOUSEWIVES DO. […] WE DO BELIEVE IN ARCHITECTURE AS A PLATFORM FOR GENUINE MOMENTS. WE DO BELIEVE IN ARCHITECTURE THAT MAKES THINGS HAPPEN.
MAMA, Milano, 2019
Si tratta del progetto che ha reso AMArchitectrue celebre su scala internazionale, grazie alle numerose parole che sono state scritte in merito. MAMA rispecchia in tutto e per tutto lo sguardo che i due progettisti rivolgono al contemporaneo. L’intero intervento deriva dalle menti di Stefania Agostini e Luca Mostarda, riproducendo precisamente il loro stile di vita: d’altra parte MAMA diventa la loro abitazione. Anche per questa ragione l’intervento sarebbe molto difficile da riproporre in altri luoghi. All’origine della costruzione si ponevano alcune problematiche significative, tipiche dell’orizzonte milanese: l’inquinamento acustico e ambientale. Il duo si sarebbe ritrovato ad affrontarle – e risolverle – per permettere una vita sana, anche per la crescita delle due figlie.
L’ex ufficio, alquanto angusto, è stato adibito a luminosa abitazione da AMArchitectrue, eliminando le eccessive partizioni che frammentavano l’ambiente. Le stanze sono completamente inondate dalla luce, che genera continuità spaziale: per ottenere questo risultato sono stati utilizzati dei serramenti a libro, raddoppiati in superficie rispetto al primo perimetro vetrato preesistente nell’ufficio. Questa modalità risolve la problematica riguardante l’inquinamento acustico.
In questa intercapedine cresce rigogliosa la vegetazione di circa quindici specie diverse – tra cui Ficus robusta, Ficus lyrata, Ficus elastica, Sansevieria, Palma areca, Philodendron selloum, Aglaonema crispum, Calathea makoyana, Aloe vera e Aechmea fasciata – tutte purificatrici di aria, migliorando così la qualità della vita. L’idea della serra si lega fortemente all’attenzione dei progettisti per la natura e alla loro volontà di possedere una sorta di “giardino urbano”.
Tra gli altri ambienti, la cucina – impreziosita da alcuni specchi bronzei – è posta al centro dell’abitazione, lievemente sopraelevata, così da poter controllare costantemente ciò che avviene attorno.
Lo spazio più grande, che era un ufficio vero e proprio, era il più buio. Gli architetti decidono di destinarlo alla camera delle bambine – già predisposta per essere in futuro divisa in due – creando un diaframma giocoso rispetto al corridoio su cui si affaccia. Si tratta di un portico ligneo dalle forme fiabesche, che le piccole accolgono felicemente come divertimento.
Gli arredi, dai materiali naturali, derivano da esperienze di esposizioni o eventi passati, collezionati dal duo oppure sono disegnati ad hoc da loro per riempire e vivere al meglio il nuovo spazio. Tra questi ultimi rientrano “Matitone” (lampada), “Baia” (la panca di ingresso), “Zigo Zago” (il tavolo su rotelle).
Ci piace poi collezionare le icone dei bravi designer o architetti di una volta, dalle sedie Superleggera di Gio Ponti agli specchi di Ron Gilad per Cassina, dalla lampada Aggregato di Enzo Mari per Artemide a quella in carta di riso di Isamu Noguchi, che è forse uno dei pezzi a cui siamo più affezionati.
Dall’intervista di AMArchitectrue con Living.