Atelier Remoto architettura per il moto

Argentique - Camera Oscura, Atelier Remoto, Pennabilli, (RN), 2016

Testo tratto dall’intervista con Valentina Merz e Lara Monacelli Bani, dello studio di architettura Atelier Remoto, in data 8 luglio 2021

Nella stessa parola, lontana, indefinibile e irraggiungibile, come un po’ il nostro lavoro di piccole architette che si arrischiano, c’è anche un’idea di movimento, di ricerca, di provarci, come si può, quando si può. Un’idea di azione, ecco. Una specie di vago e trasognato movimento. (…) Che poi l’architettura è tutto fuorché trasognata, fuorché vaga, no?

Villa Maria, Atelier Remoto, Maderno (TN), in corso (fotografia di Marta Tonelli)
Villa Maria, Atelier Remoto, Maderno (TN), in corso; fotografia di Marta Tonelli

Come nasce l’idea di Atelier Remoto?

Valentina
Noi ci conosciamo da molto tempo: eravamo compagne di corso all’Accademia di Architettura di Mendrisio. Ci siamo conosciute come amiche, in primo luogo. Abbiamo fatto varie esperienze insieme durante gli anni di studi: stage nella stessa area geografica, lunghi viaggi in Latinoamerica. Poi abbiamo vissuto insieme, abbiamo fatto dei lavori insieme durante l’Accademia. Una volta diplomate, ognuna ha preso la propria strada professionale, ci siamo separate e abbiamo collaborato con brand di studio in modo autonomo. Parallelamente a queste esperienze negli studi, abbiamo iniziato delle piccole collaborazioni per piccoli concorsi.
Lara
Una delle ragioni per cui ci chiamiamo Atelier Remoto è che non siamo sempre state vicine. Siamo state vicine all’università ma poi, quando abbiamo lavorato, eravamo agli antipodi: Vale era in Messico, io ero in Svizzera. Siamo sempre state un po’ lontane quindi abbiamo lavorato a questi primi concorsi “da remoto” – molto prima che questa parola diventasse un tormentone – fino a che qualche anno fa ci siamo riavvicinate geograficamente e abbiamo detto “Proviamo a istituzionalizzare questa intenzione, questi pensieri comuni che abbiamo avuto per tanto tempo”.
Valentina
Questa magari è una nota più romantica, al di là delle distanze geografiche, abbiamo deciso di chiamarci Atelier Remoto anche per una fascinazione che questa parola porta con sé: la lontananza nello spazio e nel tempo…
Lara
La vaghezza degli intenti…
Valentina
Le incertezze…
Lara
Però nella stessa parola, lontana, indefinibile e irraggiungibile, come un po’ il nostro lavoro di piccole architette che si arrischiano, c’è anche un’idea di movimento, di ricerca, di provarci, come si può, quando si può. Un’idea di azione, ecco. Una specie di vago e trasognato movimento. Nasce così. Che poi l’architettura è tutto fuorché trasognata, fuorché vaga, no? Però, visto che appunto siamo un piccolo studio, tanti dei nostri progetti sono rimasti remoti. Restano lì.


In quanto studio di architettura, Atelier Remoto ha partecipato a concorsi?

Lara
Ce ne sono un po’ in realtà: il primissimo è una tenera avventura nelle terre di Romagna…
Valentina
Il primissimo è la Camera Oscura…
Lara
E abbiamo vinto! Siamo state molto fortunate. Era questa Camera Oscura a Pennabilli. Siamo andate a fare un sopralluogo: macchinina, viaggiando lente, fermandoci, guardando, osservando, chiacchierando, mangiando nelle osterie dei posti, facendo come sempre molta attenzione al paesaggio. Abbiamo disegnato questo piccolo treppiede, un po’ torretta…
Valentina
Un po’ struttura circense, torretta di avvistamento e richiamo, evanescente e allo stesso tempo molto visibile nel paesaggio grazie a questa superficie riflettente.

Argentique – Camera Oscura, Atelier Remoto, Pennabilli, (RN), 2016 – primo premio
Argentique – Camera Oscura, Atelier Remoto, Pennabilli, (RN), 2016 – primo premio

Lara
La committenza, chi ha indetto il percorso, era questo collettivo di ragazzi che ha chiamato il paesaggio della Romagna “Monti Naviganti”. La richiesta era costruire questa piccola struttura per un festival di artisti. In questi monti naviganti, in questi paesaggi molto marini, in questi picchi, la nostra torretta era un piccolo faro… qualcosa di molto agricolo…
Questo è stato il primissimo, è stato molto divertente e per fortuna ci hanno aiutato i ragazzi di Pennabilli a costruirlo perché altrimenti… forse non si sarebbe alzato…
Valentina
Eravamo in tanti, un gruppo di forse una decina di persone…
Lara
Ci sono sempre alcuni fenomeni che o non conosci o scopri come il vento, il suolo… è stato molto bello perché il progetto in sé era molto semplice, però c’è stato l’aiuto di tante persone, di tante voci: dal signore che portava su pali con un Ape car tra i viottoli del paesello, al nostro bravissimo Giacomo che ci ha risolto un sacco di problemi. È stato bello, è rimasta su, l’hanno persino riutilizzata un’altra volta!
Valentina
E adesso è diventata un tavolo di cari amici a Pennabilli: abbiamo ritrovato la nostra struttura sei anni dopo… e ci abbiamo mangiato sopra. È stato molto bello.

Argentique - Camera Oscura, Atelier Remoto, Pennabilli, (RN), 2016
Argentique – Camera Oscura, Atelier Remoto, Pennabilli, (RN), 2016

Lara
Questa è stata la primissima, poi altri concorsi che abbiamo fatto… qualche annetto fa abbiamo partecipato a Premio Maggia e siamo state selezionate tra dieci giovani under 30. Abbiamo fatto un bel progetto, sempre di paesaggio, di territorio.
Valentina
Un vecchio lanificio in cui si è installata una compagnia teatrale. Un vecchio lanificio fatiscente lungo le rive di questo torrente, che è il torrente Cervo che alimentava la maggior parte dei lanifici del biellese. La richiesta del concorso per tutti i progettisti era quella di riflettere sull’archeologia industriale del territorio biellese e in particolare poi ognuno si è concentrato su un lanificio differente. Noi abbiamo scelto il Lanificio Pria proprio per questa ragione: avere già una funzione che era quella del teatro, che è tuttora molto attivo sul territorio e che rendeva l’architettura già funzionante di per sé, anche se molto problematica. Poi ci interessava la posizione di questo edificio che è molto vicino al centro storico di Biella per cui anche la vicinanza geografica con un centro abitato lo rendeva interessante. La vicinanza, poi, con questo fiume molto bello e il rapporto con la città. Per cui quello che noi abbiamo proposto è la parziale demolizione della parte più recente, degli anni Settanta, del lanificio, lo spostamento della funzione del teatro all’interno degli stabili dell’Ottocento, il corpo di fabbrica originale del lanificio, e la costruzione di uno spazio pubblico, di una piazza per il teatro e un parco, che andasse a sancire il legame con la città e con la cittadinanza.

Teatro Aperto del Cervo (modello), Atelier Remoto, Biella, 2019 - Premio Federico Maggia, Fondazione Sella; fotografia di Natanael Guzman
Teatro Aperto del Cervo (modello), Atelier Remoto, Biella, 2019 – Premio Federico Maggia, Fondazione Sella; fotografia di Natanael Guzman

Lara
L’intenzione alla base era questa: riconnettere questo vecchio lanificio alla città, quindi sempre un occhio territoriale. Era una proposta, alla fine, che ragionava su una scala più grande dell’intervento in sé. Forse è stato proprio questo che ci è piaciuto: ci siamo immaginate dei transiti futuri attraverso questo nuovo giardino…
Valentina
Delle connessioni che andassero oltre il sito stesso.
Lara
Sì, questo è importante. Sempre nell’ottica del “Non lavoriamo solo su un edificio” ma cerchiamo di inserirlo in un contesto più ampio, che sia la città, che sia la storia, la natura…
Valentina
Anche un’altra cosa che secondo me era forte della proposta, che forse è stata fatta in un modo un po’… ingenuo… che però poi, ripensando al progetto, era qualcosa che forse ci porteremo appresso, è questo gesto dello svuotare, di avere la forza di demolire, una parte non tutto…
Lara
È molto difficile saper scegliere cosa deve e cosa può restare e cosa invece può andare. È un interrogativo, non è banale. Non siamo per forza delle demolitrici, ecco.

Teatro Aperto del Cervo (modello), Atelier Remoto, Biella, 2019 – Premio Federico Maggia, Fondazione
Sella, menzione speciale
Teatro Aperto del Cervo (modello), Atelier Remoto, Biella, 2019 – Premio Federico Maggia, Fondazione Sella

Avete un mentore a cui fate riferimento o un ideale a cui vi ispirate?

Lara
Allora in realtà non ne abbiamo uno solo o una sola. Ci piace pensare a più persone, a più architetti o più architette. Ognuna importante o rilevante sotto diversi punti di vista. Per esempio: partiamo dalla nostra esperienza personale. Adesso stiamo lavorando da un paio di anni con l’Accademia di Mendrisio in Svizzera, come assistenti di progettazione per l’Architetta Carla Juaçaba. Un’architetta brasiliana, molto giovane, molto brava, che ha costruito un po’ di case private ma anche un enorme edificio pubblico a Rio de Janeiro, bellissimo, leggero, tutto costruito in ponteggi. Stiamo lavorando con lei che ci sta facendo molto riflettere sul rapporto con il ground, con il suolo, con il terreno. La delicatezza con la quale insegna agli studenti, e di conseguenza a noi che siamo il suo braccio e la sua voce, è questa: cercare di considerare come ogni nostro passo, architettonicamente parlando, il materiale, l’impronta che lasci sul territorio che, per evidenza della scienza dell’architettura, è quasi eterno. Cosa significa? Con quale intenzione si fa?
Valentina
Con che mezzi? Con quale attenzione?
Lara
Con quale idea di rimanenza? Quanto e se deve restare? Quanto in profondità bisogna andare? Che cosa stiamo toccando?
Valentina
Cosa rimane e cosa deperisce? Cosa resta? Cosa lascia traccia? E cosa semplicemente va a perdersi?
Lara
Pensare a questo approccio determina tante scelte progettuali, soprattutto a livello di materialità e di costruzione, pragmaticamente parlando. Questo per quanto riguarda Carla. 
Valentina
Magari non è un mentore ma una persona con cui stiamo collaborando, che in qualche modo, negli ultimi due anni, ha sicuramente segnato una traiettoria di pensiero è un nuovo approccio che, forse, era già latente ma che in qualche modo si è esplicitato, lavorando con lei. 

Catasta, Atelier Remoto, Parco delle Terme di Levico (TN), 2019, terzo premio
Catasta, Atelier Remoto, Parco delle Terme di Levico (TN), 2019, terzo premio

Lara
Siamo grandi fan di Lina Bo Bardi, di cui c’è un edificio che ci piace molto il MASP che è il Museo di Arte Contemporanea di San Paolo che ha un rapporto con lo spazio pubblico, con la strada, con l’accessibilità…
Valentina
Con la città…
Lara
Con il suono…
Valentina
Con una cultura sociale, anche…
Lara
Che pochi progetti a livello musicale hanno… forse il Pompidou per alcuni versi. Non soltanto mostri ma anche lasci alla città, lasci del vuoto. Quello che fa il museo è sollevarsi, e siamo ancora sul “toccare gentilmente il suolo” – non lo tocca gentilmente perché in realtà sono dei mega pilastri che sostengono le strutture – però è uno spazio d’ombra, uno spazio di respiro lungo l’arteria principale di San Paolo.
Valentina
La capacità di creare un vuoto e uno scenario per delle possibilità libere. Una libertà donata alla città. Questo potrebbe essere per il MASP ciò che succede in sezione e per il Pompidou in pianta. Questa capacità dell’architettura di lasciare spazio e respiro.
Lara
Non costringere. Questo penso che sia importantissimo. Nessuna di noi vuole disegnare come ti devi alzare, dove devi muoverti. Ma lasciare uno spazio libero alla città. Vuoto. Super comunitario. Discrezionale, può succedere qualsiasi cosa in quello spazio d’ombra sollevato. C’è chi balla, c’è chi si siede, c’è chi si protegge dalla pioggia. 
Valentina
C’è un concerto, c’è una manifestazione.
Lara
Architettura come spazio politico, no? Un bell’esempio di architettura civica.


Mi parlereste dell’intervento Via Lana?

Lara
Per noi Via Lana è importante perché è uno di quegli esempi in cui avvicinarci a determinate persone ci ha aiutato molto a rimettere in movimento, a dare possibilità a dei pensieri un po’ arrugginiti o polverosi o passioni un po’ freak. Invece, cominciare a pensare a degli incontri più strutturati, ad una ricerca più precisa, a far nascere un nuovo moto, un movimento, per noi e per i progetti che presentiamo e che facciamo.

Via Lana, Atelier Remoto, San Martino di Castrozza (BZ), 2021
Via Lana, Atelier Remoto, San Martino di Castrozza (BZ), 2021

A cosa state lavorando ora?

Valentina 
Ora siamo sul Lario e stiamo lavorando alla seconda fase di un concorso, di cui non possiamo raccontare molto. La cosa bella e che torna è che il programma è un museo ma ci sta dando l’occasione di riflettere su tutte queste tematiche di cui ti stiamo parlando: il modo in cui tocchiamo il terreno, il rapporto tra l’architettura e la topografia, il suolo…
Lara
Tra l’edificio e la cittadinanza…
Valentina
Tra l’edificio e gli spazi residuali, come rendere questi spazi residuali uno spazio per la cittadinanza, gli ambienti pubblici. Questo è uno dei progetti che ci sta occupando più tempo in questo momento, che stiamo facendo tra l’altro con un nostro caro collega, in collaborazione con un altro ufficio. Un altro progetto è una ristrutturazione di interni per un appartamento all’interno di una villa dell’Ottocento in Trentino. Una commissione privata di conoscenti che ci hanno contattati per restaurare questi 100 m². Un intervento che si concentra sugli interni, quindi abbastanza essenziale. Abbiamo la fortuna di relazionarci con un’architettura che ha già delle qualità in termini di disposizione degli interni, in termini di finiture, in termini di storia dell’edificio. Le scelte fatte sono quindi molto essenziali e di tipo conservativo. Ci saranno poche demolizioni con alcune risistemazioni impiantistiche. L’idea è cercare di andare a sovrapporre dei nuovi materiali e realizzare un dialogo con quello che già c’è. Per cui pavimentazioni minerarie che dialoghino con un determinato tipo di cementine che abbiamo trovato all’interno dell’appartamento. Piuttosto che un nuovo pavimento in legno che andrà a dialogare con un bellissimo pavimento in legno molto rustico che c’è all’interno della villa. Gli intonaci a calce che vadano a riprendere quello che già c’è. Sostituzioni minime e in linea con l’esistente.
Oltre a questo tra pochi giorni inizieremo un workshop che stiamo portando avanti da qualche mese con dei nostri colleghi che faremo con gli studenti dell’Accademia di Architettura. E un workshop a Lugano che porterà come obiettivo finale alla costruzione di una scenografia per un ciclo di incontri teatrali che si terrà ad ottobre. Per cui, diciamo, questo è tutto da vedere.
Lara
Sarà un’edizione zero.
Valentina
La cosa bella è che sarà un gruppo di una ventina di persone tutte insieme e sarà un processo di progettazione e costruzione partecipato. Quindi gli interventi saranno molti e l’idea è che questo diventi veramente un progetto di venti persone che l’hanno disegnato e portato avanti durante l’estate, tutte insieme.
Lara
La cosa, forse, bella di questo workshop è che noi non abbiamo invitato solo architetti: ci sarà un tecnico luci di teatro, un altro architetto che lavora molto sull’installazione di allestimenti temporanei, un designer, una teatrante che farà fare degli esercizi fisici per conoscere il proprio spazio con il corpo… Il tema della danza… Ci piace anche a livello di crescita personale oltre che di Atelier Remoto. Cercare un po’ di contaminazione e di interdisciplinarietà, sia per quello che facciamo, sia come lavoro di tutoraggio. Ci crediamo molto ed è un po’ una goduria nel senso che ti permette di aggiungere tasselli alla formazione dell’architettura. Non possiamo dire di fare solo una cosa, dobbiamo sempre fare un po’ di tutto, per fortuna o per sfortuna, quindi siamo abbastanza excited di fare questo workshop.
Queste sono le cose più impellenti… Tranne per qualche scia che ci portiamo appresso – lavori di corvée parentali – ma poi basta.

Villa Maria (interno), Atelier Remoto, Maderno (TN), in corso (fotograΞa di Marta Tonelli)
Villa Maria (interno), Atelier Remoto, Maderno (TN), in corso; fotografia di Marta Tonelli

In linea con il tema centrale della Biennale di Architettura 2021, come interpretate personalmente la questione “How will we live together?”

Lara e Valentina
Crediamo che negli spazi marginali e marginalizzati, soprattutto urbani e periurbani vi sia spazio per nuove visioni di abitare in prossimità. Riappropriamoci dei suoli, a noi cari, per immaginare nuove dinamiche e sperimentare inedite contaminazioni, ma soprattutto per modellare scenari di vicinanza che possano diventare pensiero politico.


Cosa augurate al vostro gruppo per il prossimo futuro?

Valentina
Beh… Un sacco di cose!
Lara
Innanzitutto di portare bene a termine le cose che stiamo facendo, che già non è affatto banale, ed è una grande crescita sia personale, che collaborativa, che amicale. Non c’è niente di scontato, viste le distanze, viste le vite… Di finire bene questo concorso: di vincerlo, ovviamente!
Valentina
Concludere il cantiere di cui ti stavamo parlando. Finire bene queste cose qui.
Lara
Da un lato, noi siamo molto aiutate dal fatto che lavoriamo in università, un sacco di stimoli arrivano da parte dell’università… Continuare a fare un po’ di ricerca, no?
Valentina
Sì, sicuramente questo. D’altro canto penso anche che abbiamo avuto la curiosità e l’intraprendenza, in questo ultimo periodo, di scegliere, in quasi tutti i progetti che abbiamo portato avanti – i concorsi, le ricerche – di creare molti link, molti collegamenti, con persone incontrate, cercate, scoperte. Questo ha portato ad una grade qualità, almeno dal mio punto di vista. O meglio, una nuova qualità che forse prima mancava un po’ a determinate riflessioni e a determinati progetti. Quindi quest’idea di Atelier Remoto che è sì Lara-Valentina ma è anche Lara-Valentina-Michela, Lara-Valentina-Teresa, Lara-Valentina-qualcun altro. E che questo gruppo si arricchisca sempre di contributi e competenze, discussioni. Questo è totale, penso. È una cosa che prima facevamo meno, per timidezza o inesperienza, e ora sta generando molte interazioni molto belle. Continuare ad assorbire, fagocitare, prendere e imparare da tanti personaggi, tanti contesti e tante situazioni.

Villa Maria (progettazione in opera), Atelier Remoto, Maderno (TN), in corso (fotograΞa di Marta Tonelli
Villa Maria (progettazione in opera), Atelier Remoto, Maderno (TN), in corso; fotografia di Marta Tonelli

Fonti:
Atelier Remoto

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